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Le donne della mia generazione - Sepulveda 1999
Le donne della mia generazione
Luis Sepulveda -1999
A Carmen Yañez “Pelusa”, Marcia Scantlebury y Ana Schilling.
Le donne della mia generazione
aprirono i loro petali ribelli
non di rose, camelie, orchidee o altre piante
di salottini tristi, di casette borghesi,
di usanze stantie,
ma di erbe pellegrine al vento
Perché le donne della mia generazione fiorirono
per strada, in fabbrica
divennero filatrici di sogni,
e dentro il sindacato organizzarono l’amore
secondo i loro saggi criteri.
«Cioè» dissero le donne della mia generazione
«a ciascuno secondo i suoi bisogni
e la sua capacità di risposta.»
Come nella lotta colpo su colpo,
nell’amore bacio su bacio.
E nelle aule argentine, cilene e uruguaiane
seppero quel che dovevano sapere
per il sapere glorioso
delle donne della mia generazione.
Minigonne in fiore negli anni settanta,
le donne della mia generazione
non nascosero neanche le ombre delle loro gambe
che furono di Tania.
Erotizzando col più grande calibro
la dura strada dell’appuntamento con la morte.
Perché le donne della mia generazione
bevvero di gusto il vino dei vivi,
accorsero a ogni chiamata,
tennero acceso il fuoco
e furono dignità nella sconfitta.
Nelle caserme le chiamarono puttane
senza offenderle
perché venivano da un bosco di sinonimi allegri:
minas, grelas, parcantas, cabritas, minones,
gurisas, garotas, jevas, zipotas,
viejas, chavalas, senoritas.
Finché loro stesse non scrissero
la parola Compagna,
su ogni schiena
e sui muri di ogni albergo.
Perché le donne della mia generazione ci marchiarono addosso
col fuoco eterno delle loro unghie
la verità universale dei loro diritti.
Conobbero il carcere e i pestaggi,
Vissero in mille patrie e in nessuna,
Piansero i loro morti e i miei come fossero i loro,
Dettero calore al freddo, categoria al tempo e desideri alla stanchezza,
All’acqua dettero sapore e conservarono il fuoco
della loro invincibile memoria.
Le donne della mia generazione partorirono figli eterni,
li allattarono cantando Summertime,
fumarono marijuana nel riposo,
ballarono il meglio del vino
e bevvero le musiche più pure.
Perché le donne della mia generazione
ci insegnarono che la vita
non si offre a sorsi, compagni,
ma tutta d’un colpo e fino in fondo alle sue conseguenze.
Furono studentesse, minatrici, sindacaliste, operaie,
artigiane, attrici, guerrigliere,
persino madri e compagne
nei momenti liberi dalla Resistenza.
Perché le donne della mia generazione
rispettarono solo il limite dell’orizzonte
e mai e poi mai una frontiera.
Internazionaliste dell’affetto, brigatiste dell’amore,
miliziane della carezza, commissarie del dire ti amo.
Fra una battaglia e l’altra
le donne della mia generazione dettero tutto
e dissero che era appena sufficiente.
Le dichiararono vedove a Córdoba e a Tlatelolco.
Le vestirono di nero a Puerto Montt e a San Paolo.
E a Santiago, Buenos Aires e Montevideo
furono le uniche stelle
della lunga notte clandestina.
I loro capelli bianchi non sono capelli bianchi
ma un modo d’essere
per il compito che le attende.
Le rughe che spuntano sui loro visi
dicono: ho riso e pianto e tornerei a farlo.
Le donne della mia generazione
hanno preso qualche chilo di ragioni
che non se ne vanno,
si muovono un po’ più lente,
stanche di aspettarci alla meta.
Scrivono messaggi che incendiano la memoria.
Ricordano aromi proscritti e poi li cantano.
Ogni giorno inventano parole
e con quelle ci spingono,
Nominano le cose e ci arredano il mondo.
Scrivono verità sulla sabbia e le offrono al mare.
Ci convocano e ci danno alla luce sulla tavola apparecchiata.
Dicono pane, lavoro, giustizia, libertà,
e la prudenza dell’uomo si trasforma in vergogna.
Le donne della mia generazione sono come barricate:
riparano e incoraggiano, danno fiducia
e addolciscono il filo dell’ira.
Le donne della mia generazione
sono come un pugno chiuso
che protegge con violenza la tenerezza del mondo.
Le donne della mia generazione non gridano
perché hanno sconfitto il silenzio.
Se qualcosa ci segna, sono loro.
L’identità del secolo sono loro.
Loro, la fede restituita, il coraggio nascosto di un volantino,
il bacio segreto, il ritorno a tutti i diritti.
Un tango nella serena solitudine di un aeroporto,
una poesia di Gelman scritta su un tovagliolo,
Benedetti condiviso nel pianeta di un ombrello,
i nomi degli amici
conservati con spighe di lavanda.
Le lettere per cui baci il postino,
le mani che sorreggono il ritratto dei miei morti,
i semplici elementi dei giorni
che sgomentano il tiranno,
la complessa architettura dei sogni dei tuoi nipoti.
Sono tutto e sostengono tutto,
perché tutto arriva coi loro passi
e ci raggiunge e ci sorprende.
Non c’è solitudine dove guardano loro
né oblio finché cantano.
Intellettuali dell’istinto, istinto della ragione.
Prova di forza per il forte
e amorevole vitamina per il debole.
Ecco come sono, le uniche, irripetibili, indispensabili, sofferte, picchiate,
Donne negate ma invitte della mia generazione.
Luis Sepulveda, (1949-2020) - 1999
Las mujeres de mi generación
por Luis Sepúlveda
A Carmen Yañez “Pelusa”, Marcia Scantlebury y Ana Schilling.
Las Mujeres de mi generación abrieron sus pétalos rebeldes No de rosa, camelias, orquídeas u otras yerbas De saloncitos tristes, de casitas burguesas, de costumbres añejas sino de yuyos peregrinos entre vientos.
Las Mujeres de mi generación florecieron en las calles, Y en las aulas argentinas, chilenas o uruguayas supieron lo que tenían que saber para el saber glorioso de las Mujeres de mi generación.
Minifalderas en flor de los setenta Las Mujeres de mi generación no ocultaron ni las sombras de sus muslos que fueron los de Tania erotizando con el mayor de los calibres los caminos duros de la cita con la muerte Porque las Mujeres de mi generación bebieron con ganas del vino de los vivos acudieron a todas las llamadas y fueron dignidad en la derrota.
En los cuarteles las llamaron putas y no las ofendieron porque venían de un bosque de sinónimos alegres: Minas, Grelas, Percantas, Cabritas, Minones, Gurisas, Garotas, Jevas, Zipotas, Viejas, Chavalas, Señoritas hasta que ellas mismas escribieron la palabra Compañera en todas las espaldas y en los muros de todos los hoteles Porque las Mujeres de mi generación nos marcaron con el fuego indeleble de sus uñas la verdad universal de sus derechos.
Conocieron la cárcel y los golpes Habitaron en mil patrias y en ninguna Lloraron a sus muertos y a los míos como suyos Dieron calor al frío y al cansancio deseos Al agua sabor y al fuego lo orientaron por un rumbo cierto. Las mujeres de mi generación parieron hijos eternos Cantando Summertime les dieron teta Fumaron marihuana en los descansos Danzaron lo mejor del vino y bebieron las mejores melodías Porque las Mujeres de mi generación nos enseñaron que la vida no se ofrece a sorbos compañeros sino de golpe y hasta el fondo de las consecuencias.
Fueron estudiantes, mineras, sindicalistas, obreras, artesanas, actrices, guerrilleras, hasta madres y parejas en los ratos libres de la Resistencia. Porque las Mujeres de mi generación sólo respetaron los límites que superaban todas las fronteras.
Internacionalistas del cariño, brigadistas del amor comisarias del decir te quiero, milicianas de la caricia. Entre batalla y batalla, entre amor y amor, entre fuego y fuego las Mujeres de mi generación lo dieron todo y dijeron que eso era apenas suficiente.
Las declararon viudas en Córdoba y en Tlatelolco Las vistieron de negro en Puerto Montt y Sâo Paulo Y en Santiago, Buenos Aires o Montevideo fueron las únicas estrellas de la larga lucha clandestina.
Sus canas no son canas sino una forma de ser para el qué hacer que les espera. Las arrugas que asoman en sus rostros dicen he reído y he llorado y volvería a hacerlo.
Las Mujeres de mi generación han ganado algunos kilos de razones que se pegan a sus cuerpos Se mueven algo más lentas, cansadas de esperarnos en las metas. Escriben cartas que incendian las memorias Recuerdan aromas proscritos y los cantan. Inventan cada día las palabras y con ellas nos empujan Nombran las cosas y nos amueblan el mundo Escriben verdades en la arena y las ofrendan al mar Nos convocan y nos paren sobre la mesa dispuesta.
Ellas dicen pan, trabajo, justicia, libertad y la prudencia se transforma en vergüenza. Las Mujeres de mi generación son como las barricadas: protegen y animan, dan confianza y suavizan el filo de la ira.
Las Mujeres de mi generación son como un puño cerrado que resguarda con violencia la ternura del mundo. Las Mujeres de mi generación no gritan porque ellas derrotaron al silencio.
Si algo nos marca, son ellas. La identidad del siglo son ellas. Ellas: la fe devuelta, el valor oculto en un panfleto El beso clandestino, el retorno a todos los derechos Un tango en la serena soledad de un aeropuerto Un poema de Gelman escrito en una servilleta Benedetti compartido en el planeta de un paraguas Los nombres de los amigos guardados con ramitas de lavanda Las cartas que hacen besar al cartero Las manos que sostienen los retratos de mis muertos Los elementos simples de los días que aterran al tirano La compleja arquitectura de los sueños de tus nietos.
Lo son todo y todo lo sostienen Porque todo viene con sus pasos y nos llega y nos sorprende. No hay soledad donde ellas miren Ni olvido mientras ellas canten.
Intelectuales del instinto, instinto de la razón Prueba de fuerza para el fuerte y amorosa vitamina del débil. Así son ellas, las únicas, irrepetibles, imprescindibles sufridas, golpeadas, negadas pero invictas Mujeres, Mujeres, Mujeres de mi generación.
por Luis Sepúlveda
Luis Sepulveda, 1949-2020